"THE SUNSHINE" Il quinto episodio | Star Trek Icarus | Forum

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"THE SUNSHINE" Il quinto episodio
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Giugno 1, 2008 - 1:07 pm

Il guardiamrina Yorik Terai diede un'occhiata all'equipaggio che si trovava nella mensa; erano otto persone.
C'era molto spazio e tutti se ne stavano per i fatti loro, nessuno dei presenti si era seduto vicino da un altro dei suoi compagni, come se ognuno di loro evitasse contatti troppo personali con l'altro.
Si ricordò che a bordo della nave c'erano soltanto 50 persone ed erano in viaggio da tre settimane, e presto sarebbero arrivati a Q'Onos.
Ordinò qualcosa al replicatore e, pure egli, si sedette in solitudine ad un tavolo.
Certo sapeva che la nave aveva poche persone d'equipaggio, e sapeva che la gente... socializza tra loro anche attraverso le sue differenze.
Nella mensa c'era il silenzio.
Nessuno osava disturbare.
Un Boliano gli fece un cenno di saluto con il capo.
Ricambiò in ritardo con un gesto della mano.
Anche Yorik si rese conto di apprezzare di starsene in disparte da solo.
Non andava. Così non andava.
Sentì la necessità di fare qualcosa.
C'era quella preocupazione...
Lo spazio Klingon sarebbe stato veramente pericoloso come tutti se lo aspettavano?
Decise!

Spazio.
L'ultima frontiera.
Questi sono i viaggi della sconosciuta nave stellare Icarus, impegnata nella sua missione di soccorso là dove il buio nero dello spazio diventa un profondo mare nel quale creature da sempre nemiche cacciano, fameliche di gloria e bottino, le loro prede, come rapaci che solcano cieli silenziosi sopra deserti di roccia.
Spazio KLINGON.
MISSIONE DENTRO LA FRONTIERA OSTILE.

The Flights of the Icarus
Il quinto episodio
[size=+1][font=android nation]"THE SUNSHINE"[/font]
[/size]

Il capitano Myrrin aveva dato la sua approvazione.
Yorik Terai di Betazed aveva organizzato un incontro con il Klingon, i partecipanti erano una decina.
Uno degli intervenuti se l'era filata dopo cinque minuti.
Lebeb, l'ufficiale scientifico, era arrivato in ritardo.
Parker di cui ricordava la faccia allegra ed un po' ebete pareva tranquillo.
Il comandante Nerat pareva prendere appunti sul pad.
E poi c'era Tibenne.
Elin Tibenne.
Bajoriana.
Avvertiva in lei una grande rabbia.
Nessuna paura.
Un coraggio dettato da una forza interna.
E fu lei ad attaccare il Klingon.

P'Sat Kood pareva apprezzare quelle domande dirette ed al limite di un offesa.
Yorik aveva cercato una pausa dopo tre quarti d'ora di scambi verbali in cui si parlava di pirati, di schiavitù, di una cultura umanocentrica, di aggressività.
K'ood aveva fatto ascoltare una poesia d'amore in Klingon fatta di suoni gutturali che nemmeno il traduttore universale era riuscito a tradurre completamente. I Klingon avevano numerosi dialetti a seconda della loro zona di provenienza, a seconda della famiglia, a seconda della posizione occupata dalla famiglia nella gerarchia militare, nella politica, della cultura.
Gli studiosi parlavano la lingua antica e questa era la più complicata ed antica; era il linguaggio parlato da Khaless, l'indimenticabile, che 1500 anni prima aveva unificato il popolo Klingoniano. I militari invece parlano una lingua secca e rapida, utile per le situazioni di battaglia, un po' come i codici di manovra della Federazione.
Ma Elinne Tibenne non si fermò nemmeno dopo la pausa.
Lei continuò.
Gli disse che puzzava come un caprone.
Lo continuò a lavorare con un piccone dandogli dello del pirata, del ladro, dello sterminatore, dell'assassino.
E K'ood...
K'ood incassava.
la sua cassa toracica si riempiva di grossi respiri e le sue narici soffiavano una aria calda come un fuoco represso.
Incassava e diceva che l'ammirava per la schiettezza.
Poi parlò Melko. Un boliano della sicurezza che disse di trovarsi lì per lavoro; di essere là a controllare il Klingon.
K'ood si rilassò guardando a terra.
Ma Elinne Tibenne continuò...
Disse che la loro cultura era basata sull'agressività, sulla forza fisica, sopra l'intelletto e non c'era da stupirsi se, come li aveva informati K'ood, il secondo ufficiale era autorizzato dal loro codice a tentare di uccider il capitano di uno sparviero.
K'ood rispose che egli mette la sua aggressività in ciò che deve fare.
E Tibenne continuò...

-Siete dei maneschi risossi!-

-Forse lei gradirebbe un incontro in palestra!-
-Senza nessun problema!- gli rispose senza esitazioni.
-Possiamo fare tra un'ora!- suggerrì il Klingon alzando un pugno ed indicando il soffitto con l'indice.
Si era alzato in piedi.
Più di due metri, armato di tutto punto, corazza, guanti di ferro, lame affilate lungo il corpo.
E Tibenne...
Tibenne si alzò.
Bajoriana, pendente sull'orecchio sinistro. Pugni serrati.
-Un'ora sarà comunque aspettare troppo per romperti il grugno!-
Nerat cercò di calmare la situazione, ma Tibenne se ne stava uscendo.

Nella palestra K'ood la vide già pronta con una casacca. egli si spogliò dei suoi raggi distruttori, delle lame di sangue, delle lame dell'onore, delle lame della famiglia, dello stemma del templio, della collana del voto al fuoco, e mormorò preghiere, in Bor'eth'kla: la lingua del vulcano che dorme. Si tolse la corazza e gli stivali chiodati.
Poi le si avvicinò.
La stava per salutare con un'inchino quando la vide correre verso di sè. Lo stava per attaccare. Non avrebbe avuto il tempo di chiudere le mani e darle un sacro saluto di sfida. Lei saltò, slanciò i pugni in aria e li chiuse al corpo, sforbiciò con le gambe per salire nell'aria e tese la gamba sinistra verso il volto di K'ood...
Tibenne protese tutto il proprio peso ed il proprio slancio e la propria forza nel suo tallone sinistro scagliata come una lancia verso il grigno che voleva rompere...
Verso il nemico della federazione...
Verso il Klingon...
Verso Kood...
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Qualcuno vuole scommettere.

Fine della prima parte...
Ci vediamo martedi 3 giugno per scoprire gli esiti finali dell'incontro in palestra.

See You Kung-Fu Fighters...
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Giugno 4, 2008 - 10:57 am

K’ood sentiva gli sguardi attorno a se, alcuni preoccupati, altri incuriositi, parecchi che nascondevano a malapena la speranza di vederlo sconfitto.
La Bajoriana combatteva bene, era animata da una sana cattiveria.
Da una eccitante aggressività.
I primi minuti di combattimento il klingon si limitò a schivare e parare i colpi che gli piovevano addosso. Un po’ perché era curioso di capire fin dove arrivasse la preparazione al combattimento di Tibenne, un po’ perché era molto che non vedeva una femmina schiumare aggressività, e la cosa lo scaldava come u calice di vino di sangue.
“I klingon puzzano.” Aveva detto più d’uno, a volte sottovoce e a volte no.
Probabilmente i federali avevano le narici atrofizzate dalla loro incapacità di abbandonarsi all’istinto e alle emozioni più violente, perché anche lui lo sentiva il loro odore, l’odore della paura del diverso e l’odore di emozioni che neanche si ricordavano più di avere.
E li in quella palestra l’odore della Bajriana si mescolava al suo. E a lui piaceva.
Aveva lasciato a parte il traduttore, in mezzo ad una pila di armi e pezzi di armatura.
Per un buon minuto gli astanti lo sentirono parlare in klingon..sottovoce, con una strana ritmica nel tono di voce.
Poi cambiò espressione e iniziò a colpire, e colpì duro. Lo videro muoversi con una velocità insospettabile in una creatura di quelle dimensioni. Lo videro colpire con una inquietante efficienza.
Lo videro scagliare l’avversaria al suolo come fosse un fuscello.
Poi la cosa finì.
Fosse stato per Tibenne sarebbe andata avanti fino allo sfinimento, ma fu K’ooD a stancarsi.
Ad un certo punto afferrò il polso della sua avversaria mentre questa cercava di colpirlo con un pugno. Lo torse violentemente girandosi su se stesso e trascinandola in una specie di grottesca danza. La schiacciò con il ventre a terra e il braccio in torsione dietro la schiena.
Quando le puntò un ginocchio sulla colonna vertebrale e aumentò la torsione del polso la bajoriana resistette con una smorfia che le contrasse violentemente il viso, poi cedette a e sbatté il palmo della mano libera al suolo per tre volte.
K’ooD si alzò lasciandola a terra ansimante.
Qualcuno degli astanti rimase stupito di non vedere neanche un’ombra di disprezzo nei occhi del klingon, alcuni invece rimasero molto colpiti del fatto che parlasse il federale senza l’ausilio del traduttore. Non molti fecero caso a quel che diceva.
“ Lei è un ottima combattente e mi ha onorato come avversario. La trovo sprecata nello staff scientifico. Lei ha il mio rispetto.”

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Giugno 8, 2008 - 3:44 pm

Il guardiamarina Harman Ardis era diventato Sottotenente juniorgrade per essersi distinto nella sua prima missione lungo il bordo della zona neutrale romulana. Era stato fortunato, pensava fra sé, aveva solo percepito sullo schermo dei sensori la presenza di una rilevazione subquantica nella variabile del energia d'emissione del deflettore. L'aveva comunicato con titubanza al comandate Holian -Ho, credo, un contatto!- e questi aveva fatto procedere la nave a velocità impulso. Si trattava di una mina occultata. ne trovarono 15 in tutto erano di un modello che superava i 100 anni di età ma erano ancora attive e funzionali. L'indagine parve rilevare che fossero laggiù come dimenticate da chissà quale vascello romulano e chissà poi perché.
Le mine vennero fatte brillare.
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Sten Jrgrade Harman Ardis
Quasi un anno dopo il sottotenente Harman Ardis si trovava nello spazio Klingon quando gli apparve dal nulla, in mezzo allo schermo sulla sinistra, una nave.

Se ne stava al suo posto in plancia ed ascoltava quello che diceva il Capitano Myrrin al Marinaio Elinne Tibenne. Era qualcosa sul fatto di un incontro.
- Ha perso.- Le aveva detto il capitano.
- Niente affatto!- fu una bassa risposta.
Lei, Elinne Tibenne, ultima dello staff scientifico della Icarus, con una domanda per l'ingresso nella sezione della sicurezza presentata a Kane, dando il cambio all'ufficiale scientifico Lebeleb aveva risposto qualcosa come: - Ho dimostrato quello che affermavo.-
Tutti si chiesero ed attesero con pazienza quello che intendeva.
- Con i Klingon non c'è trattativa!-
- Sono dei violenti!-

Ardis ascoltava con distrazione. Come suo solito era preso dalle apparecchiature che doveva guardare. Sì! con un orecchio ascoltava chi parlava in plancia, ma il novanta percento del suo essere era teso alla sua consolle.
In realtà nemmeno questo era vero. Con la sua mente divagava, aveva delle battute da dire, ma le tenenva per sé oppure qualche idea, ma anche questa restava dentro la sua testa. Molti a bordo della nave si chiedevanao in realtà che ci facesse in plancia.
Ardis sorrise alla risposta di Tibenne.

In plancia arrivò Terai. Terai gli stava simpatico, gli ricordava un po' sé stesso l'anno precedente, quando era anche lui guardiamarina. In realtà avevano pressapoco la stessa età ed ambedue erano biondi, ma Terai non era umano. Terai indossava un abito civile, probabilmente uno di Betazeb, sembrava una gonna, non una tonaca, una giacca lunga.
Harman Ardis ascoltò di sfuggita la richiesta del giovane guardiamarina per un secondo incontro culturale tra l'equipaggio e la cultura Klingon.
Il capitano preva divertito dalla richiesta e la girò a Kood che pareva più rilassato del solito.
Fu in quel momento che accadde.

Eattamente come un anno prima.
Ardis l'aveva visto. Non era una variazione dello schermo di dissimulazione, ma una chiara materializzazione di una massa con parametri fin troppo chiari.
-Ho un contatto!-[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
disse questa volta con un po' di sicurezza, ma con ancora un pelo di voce troppo basso.
Immediatamente la risposta della nave si fece sentire.
Il Capitano orinò di alzare gli scudi.
Kane diede l'allarme rosso.
Nerat?
Nerat, il Numero Uno non c'era, dov'era?
Kood lanciò dei codici militari dalla sua poltrona.
Solom focalizzò energia sui sensori.
Tibenne esaminò la nave.
- Nave Klingon, lunga un centinaio di metri.-
Harman Ardis aveva iniziato a far scivolare su un fianco la nave e disse: - Ou!Secondo Contatto!-[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Solom confermò:- Seconda nave Klingon in disoccultamento. La prima sta lanciando i disruptor.-
- Caricare i siluri fotonici!- ordinò Myrrin.
- Già fatto signore!- Confermò Kane ed aggiunse: - Pronti al fuoco.-
K'ood provò a comunicare in chiaro con le navi e sentì chiaramente quella parola, lo avevano insultato.
- Manovra evasiva!- ordinò il Capitano.

Harman Ardis aveva forse effettuato in quel momento una della manovre migliori della sua vita. La U.S.S. Icarus era in un ampio semicerchio nel quale le due navi Klingon stavano convergendo. Alla fine della manovra la Icarus si sarebbe ritrovata con il fuoco nemico da uno stesso lato anzichè averlo su due diversi fronti. Harman Ardis non sapeva però che quel tipo di navi della classe B'rel essendo piccole e maneggervoli erano solite attaccare in tre.
K'ood avvertì di quella possibilità il Capitano il quale a sua volta chiese:- Possiamo aprire il fuoco?-
In quel momento anche la seconda nave lanciò due siluri verso la Icarus.
- E me lo domanda?- Fu la risposta di K'ood che picchiò un pugno sul braciolo della poltrona.
- Aprire il fuoco.-
Kane eseguì.
Una delle navi avversarie, la prima ad esere apparsa fu colpita sullo scudo frontale.
- Bersaglio colpito, nessun danno rilevante, gli scudi tengono.- Riferì Solom.
Kane ordinò di passare a velocità impulso 9.
Harman Ardis apprezzò l'ordine anche se non proveniva dal capitano ed eseguì d'istinto.
Il cambio della velocità colse alla sprovvista le altre navi, ma una riuscì a rimanere abbastanza vicina e Kane aprì il fuoco anche con i Phaser.
- Lo scudo frontale della nave cede. Danni alla struttura interna, colpito il deflettore, esplosione nella zona motori di dritta. -Riferì Solom.

Infine arrivò.[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

La terza nave apparve a poca distanza.
Kane non ce l'avrebbe fatta a colpirla per primo, il piccolo sparviero Klingon stava per sfoderare gli artigli in un'unico preoccupante colpo ravvicinato.

Harman Ardis sperò che lo scudo resistesse, la manovra che aveva effettuato stava diventando evidente agli avversari. Quella nave ad 80mila chilometri avrà avuto sicuramente carichi i suoi siluri e probabilmente era la nave con l'equipaggio migliore. Sarebbero stati colpiti...
Harman Ardis si preparò all'impatto.
Attese i decimi, i centesimi di secondo...

- Le navi accelerano a velocità curvatura.- Riferì Solom.
Kane fece fuoco su una di esse con danni poco rilevanti.
- Disingaggiano.- Confermò Solom.

Come erano comparsi così se n'erano andati.
Lo spazio rimase vuoto...
Silenzioso...

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Giugno 8, 2008 - 6:40 pm

Era rimasto silenzioso nel buio con i sistemi al minimo.
Li aveva appena revisionati proprio per quella missione.
Aveva messo a punto il suo personale sistema di occultamento.
Aveva tenuto per sè gran parte delle migliorie che aveva fatto assieme Bogu'At.
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Stavano seguendo la nave da alcuni giorni.
L'avevano intercettata con facilità.
Quel maledetto Klingon che vi era a bordo era andato a chiedere l'elemosina.
P'sat K'ood doveva essere senza fegato per presentarsi a chiedere l'aiuto della Federazione.
Il trattato... gli accordi di Khitomer.
Ratificati da una femmina.
Da voltastomaco.
Quanti anni erano passati?
Più di sessanta, anche settanta, allora era ancora un bambino.
La nave s'era allontanata dalla rotta verso un pianeta. Lì s'era fermata per 37 ore. Avevano lasciato una boa di segnalazione con i codici di una delle famiglie Klingon che rivendicava il possesso del Raptor e degli schiavi sul pianeta.
aveva lasciato correre.
Poi dopo un giorno di navigazione a velocità 5 apparvero quelle tre piccole navi.

K'nera dei Mokara gli aveva detto di scortare la nave.
Il grande ammiraglio del settore di Archanis, un altro pianeta che quegli accordi s'erano presi, gli aveva detto: -Sei il mio braccio quaggiù, ma lì dove ho il cuore mi si comanda di scortare la Federazione. Vai Koloth. Fai quello che la mente del nostro cuore comanda. K'mpek è saggio. Il più grande. Egli sa quanto soffro per questo. Obbedisci.-
Koloth si battè il pugno sul petto.
- Avrò successo!- Era uscito dal palazzo su Forcas III coprendosi con il mantello. Non aveva freddo.
Poteva sparare! e distruggere dei Klingon! Quante volte l'aveva già fatto. Quante volte aveva pugnalato, strozzato, spezzato, folgorato, assassinato, sfidato e vinto un Klingon? Quante?
Se sarebbere stato necessario l'avrebbe fatto ancora.
Per K'nera dei Mokara.
Per Archanis.
Per Q'onos.
Per K'mpek.
Per Klingon.

Quelle tre navi, ed egli sapeva che sarebbero state tre ancora prima che fossero tutte sullo schermo, stavano divertendosi con quella nave, come si chiamava? ICARUS ricordò! L'avevano aggredita sottovalutandola.
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Amash è l'uomo dei rilevamenti [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
En'Sciagh Primo Ufficiale
- Amash! scopri chi sono!- gridò.
- Sì! mio signore!-
La manovra che quella nave aveva eseguito era difficile; una manovra a spirale che traeva in inganno gli occhi sui sensori, il pilota era stato abile e poi ci furono dei scambi assurdi di colpi. Stavano cadendo nella trappola. Una nave dei klingon aveva perso uno scudo.
- Mio Signore!- disse En'Sciagh.
- Che c'è?- fece seccato il comandante Koloth.
- Sono le navi della flotta di K'nera, navi del clan dei Mokara!-
- Cosa dici? Stolto!- ringhiò Koloth colpendo col guanto di ferro il petto de l suo secondo.
Poi guardò e vide che era così. Erano del clan dei Mokara. Il clan che lo proteggeva, che lo sfamava, che lo elogiava, che lo invitava nel suo palazzo d'esilio in attesa di tornare ad Archanis.
I suoi.
- Scopri chi.- ordinò impertubabile.
- Scoprilo.- Accentuò con straordinaria calma.
Accese l'interfono della plancia collegandosi direttamente con la sala macchine.
- Bogu'at!- chiamò.
- Sì! mio capitano!- rispose prontamente un klingon.
- Sono dei nostri. Cosa possiamo fare?-
- Non colpire la testa! distruggi le sue ali!- Bogu'at era un klingon che Koloth conosceva da quarant'anni gli ultimi venti erano passati insieme. Erano lui e Koloth i migliori nella flotta di Archanis e forse di tutta Klingon che sapevano come far funzionare i nuovi sistemi di occultamento. In quei vent'anni avevano fatto delle migliorie senza precedenti e la flotta del clan di K'nera ne aveva benificiato. I Mokara ne avevano tratto i loro benefici, con elogi dal consiglio e con la promessa che Archanis sarebbe tornato ai Mokara. La politica.
Non solo fedeltà, ma dedizione, studio, ricerca, strategia, calcolo, matematica, fisica, società, comunicazione, caccia, agricoltura, energia. Questo era stato il grande messaggio di K'nera. Grande fedele di K'mpek ed il tempo non era ancora giunto. Archanis era sotto la Federazione. Ora su Forcas III, K'nera viveva il suo esilio.

En'ciagh si fece avanti.
- Mio Signore si tratta di Korris...- gli disse.
- Sei sicuro?-
- Sì! Lo sono!-

Koloth si toccò il pizzo scuro sul mento e poi diede un ordine.
- Inviate un messaggio verso Forcas III. Comunicate che la nave è sotto attacco.-
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Il Capitano Koloth
Il capitano aveva parlato, nessuno contestò, non era consuetudine su quella nave.
A breve le tre piccole navi attaccanti fuggirono a curvatura e la nave di Koloth, la V'lank che voleva dire dente, ma anche lama o pugnale, oppure rasoio, continuò a fluttuare nascosta ad una distanza di 300mila chilometri dalla U.S.S. Icarus...

See you in the darkeness...

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Giugno 8, 2008 - 8:31 pm

Il Calice era vuoto.
Certo che lo era, ma ognuno di loro vi aveva messo qualcosa.
Qualcosa di proprio.
Un qualcosa senza alcun peso.
Un pensiero.
Ed in questo calice del fuoco c'era un vortice che si muoveva come un uragano.
Erano mille voci, diecimila parole.
Iniziava con un brusio e poi...
Cresceva piano, lentamente... come una folla che riempie una strada vuota.

Si voltò all'improvviso e vide un movimento nello specchio.
Aveva il cuore in gola.
Come se l'uomo nero fosse uscito dall'armadio.
L'unica cosa che c'era nella stanza era lui.
Pedna Chiss se n'era andata.
Forse in un'altra sera l'avrebbe baciata, ma quella sera era ansioso.
All'improvviso.
Il brusio di voci era cresciuto come se ci fosse qualcuno nella stanza.
S'era spaventato.

Si sveglio al mattino fresco come un fiore e decise per un secondo incontro tra il Klingon e l'equipaggio, magari quando Elinne Tibenne fosse di turno; non voleva un altro pestaggio. Anche se il Klingon all'inizio l'aveva lasciata colpire arrivati al dunque era stato un pestaggio.
Aveva esamintato le loro sensazioni e più K'ood lasciava che Tibenne lo colpisse, più lei si faceva sicura ed avventata, e più lui come un ghepardo nella savana le diceva: "Sono debole, non vedi, sono un filo d'erba, non sono pericoloso!"
Infine la gazzella che saltava caddè a terra e venne morsa e pestata. S'era sentita uscire una spalla, lo schianto sulla schiena, lo schioccò sullo stinco, il naso le si era piegato e grondava sangue, il sopraciglio lacerato. Non era stato un bello spettacolo. Su Betazed era impossibile godersi un incontro così violento.

Tuttavia.

Voleva fare un altro tentativo; sicuramente superato in primo divario dell'ostilità dovuta ad anni di battaglie e scontri tra nemici storici, ora c'era la concreta possibilità di conoscersi.
Arrivò in plancia e saluto tutti con un buongiorno. Il capitano Myrrin si accorse di lui e lo salutò.
Percepì la sensazione di divertimento provenire da Kane. Notò con l'occhio che il capo della sicurezza stava esaminando un rapporto medico.
Lesse il nome sul pad.
Elinne Tibenne.
Forse allora era servito almeno a divertire qualcuno quel piccolo scontro tribale.

Si avvicinò al capitano e chiese di potergli parlare. C'era anche K'ood. Anche K'ood gli parve meno teso rispetto ai giorni precedenti. K'ood non sopportava di avere una scorta.
Il capitano assentì.
- Vorrei organizzare un altro incontro e volevo sapere se fosse possibile!-
- Per me va bene Guardiamarina, se va bene anche per il Tenente K'ood!- rispose il Capitano posando gli occhi su Kood stesso.
E fu lì.
Fu di nuovo un cerchio che si chiudeva veloce. Era come se gli gorgogliasse nella testa un vortice. Erano un gorgo, di parole aliene ed egli lesse il klingon e comprese qualcosa come Comandante Korris.

E fu lì che suonò l'allarme rosso.
che apparvero le navi klingon aprendo il fuoco all'impazzata.
L'urto di uno dei colpi sulla nave gli fece quasi perdere l'equilibrio.
- Comandante K'ood!- chiamò accostandosi alla figura che trasmetteva codici militari, ma la figura non lo considerava.
- Comandante Kood...- insistettè -... cosa sa lei del Comandante Korris?-
Il Klingon lo squadrò minaccioso.
- Che ne sa LEI del Comandante Korris?- ribattè il Klingon.
- Credo, io... credo... che... credo... che...- e tra sé pensò: "che ci stia... ci stia attaccando..."

Era come nei libri dell'accademia.
I Klingon arrivano colpiscono e poi si dileguano in velocità. Fulminei.
Kood raccontò che forse erano stai intercettati da una pattuglia di ricognizione che non aveva creduto ai suoi codici e che poi il Comandante Korris avesse ordinato loro di disingaggiare.
- Sì! deve essere andata così.- Affermò con convizione, ma poi ritrattò: - Oppure la nostra nave di scorta oppurtunamente occultata avrà fatto sentire la sua presenza debellando il pericolo.-

- Deve essere andata così!- provò a commentare con poca convinzione il Capitano Myrrin.
- Passiamo all'allarme giallo! per il momento gli incontri "culturali" sono sospesi. Mi dispiace Guardiamarina.-

Già! deve essere prorpio andata così! cercò di autoconvincersi York che più nemmeno sentiva le parole, ma egli aveva percepito quella minaccia attaraverso gli occhi di Kood, anzì nò! L'aveva percepita pure ieri sera guardando nello specchio la propria immagine ed ora l'aveva sentita attenuarsi con calma, come se la voce uscita dal gorgo ricadesse nella sua voragine.

Non sarebbe finita bene.
Yorik Terai aveva un brutto presentimento.

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Il guardiamarina Yorik Terai

See... all of you... fly through... the dark... whirlwind...

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Giugno 15, 2008 - 11:50 am

Attimo
Damien aveva camminato per tutta la giornata ed aveva camminato anche per tutta la giornata del giorno precedente.
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...attimo...
Nel deserto gli uomini, almeno un tempo, avevano imparato a vivere, ma ora sulla terra non vi erano più i nomadi, i predoni sui loro cavalli, tutto era scomparso con la terza guerra mondiale e con le guerre eugenetiche e lui non sapeva se avesse avuto un tempo qualche avo che vi avesse vissuto.
La cosa impressionante era il caldo; l'aria che respirava doveva avere 50, forse anche 60 gradi; le cinghie dello zaino gli stavano segando le spalle e la cosa più dolorante erano i piedi...
- Ce la fai Damien?- Gli chiese uno degli accompagnatori dietro a lui.
- Se ho deciso di venire, vuol dire che ce la faccio!-
- Poiché spesso cede prima la mente e poi il corpo!- bisbigliò uno degli altri davanti, ma il Dottor Damien Acelot Kendo non sentì queste parole.
La parola Fornace era in effetti la parola giusta per quel luogo; la forte tempra dei vulcaniani resisteva sicuramente più di lui, ma tuttavia... erano presto giunti.
Era un piccolo tempio a base quadrata, c'erano degli altri vulcaniani, uno aveva una lancia, un altro un vessillo e Damien notò che il vento spirava così debole da non permettergli di vedere le insegne.
- Entrate pellegrini!- disse uno di quelli quando furono vicini abbastanza ai gradoni.
Entrarono e scesero una scala e lì stava esposto il Kir'Shara.
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Il Kir'Shara [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Ga-iil
Era quello il testamento di Surak, così modesto, austero e i vulcaniani vi si disposero attorno in cerchio.
Ga-iil Gli disse come mettere le mani sul petto, e di pensare con calme a ciò che più avesse a cuore...
- Certo, certo.- Pensava alla vita, ma non era il caso di rinfrescarsi un attimo? di bere qualcosa di pulirsi della sabbia? ma anche loro, i Vulcaniani, non sentivano quella necessità? Era evidente che tutto quanto era per loro rinviabile a chissà un quando eventuale dopo, ora erano lì per la loro logica meditazione come il bambino che avesse appena raggiunto il suo bel giocattolo...
Damien posò lo zaino si sedette a terra, prese l'acqua e si dissetò.
Ga-iil cercò di tirarlo sù incitandolo, a non fare così:- Damien, Dottore! la prego!-
E Damien tirò fuori la sua siringa dermale e si inietò un integratore.
- Mi dispiace Gail, ma non ho la vostra resistenza, stavo svenendo.-
- Si alzi dottore, non è educato ciò che lei fà.-
- No!- Disse l'altro vulcaniano.
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Sarek di Vulcano [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Damien A. Kendo
- Damien è stanco, il suo corpo è provato. Lasciamo riposare, egli non è uno di noi. Dobbiamo aver rispetto per le sue idee come per il suo corpo.- Sarek lo accompagnò.
Fu così che Damien fu portato nel sottoscuolo a riposare.

Quando si svegliò aveva fame e dunque mangiò qualcosa che aveva nello zaino, diede un unltimo sorso d'acqua ed uscì in cerca di Sareke di Ga-iil e degli altri. Ritrovò facilmente la strada e ritornò dove c'era l'artifatto antico. Non c'era nessuno, capì che era scesa la notte e uscì dal piccolo tempio.
Doveva essere stato costruito nella sabbia.
Fuori era effettivamente buio, ma la luce stellare gli lasciava intravedere tutte le figure che erano presenti. Alcune erano solitarie, altre in gruppi di due, tre ed anche più numerosi, erano un centianaio, silenziose, immobili.
Scese i pochi gradini e sentì la sabbia sotto i piedi. La temperatura era di suo gradimento e l'aria era fresaca come un giardino botanico, c'era una leggera brezza che sollevava il vessillo con il simbolo di Vulcano.
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Il simbolo di vulcano è chiamato kol-ut-shan, Infinite Diversità in Infinite Combinazioni. (IDIC)
- Damien, amico mio.- La voce era di Sarek gli era accanto e il dottore fu contento di vederlo e gli sorrise, ma sarek era vulcaniano, un sorriso era troppo come risposta; non ricambiò.
- Stai meglio?- gli chiese invece.
- Certo, lo sai che sono testardo.-
- Ti ho atteso.-
- Sono qui.-
Sarek parve concentrarsi.
- Ti ho già detto grazie per ciò che hai fatto per me, ma portarti qui è il mio modo per dirti quanto ti ho apprezzato nella tua "testardaggine" che io chiamo determinazione e nella tua speciale filosofia che nutri verso la vita e di come tu mi abbai spiegato durante il mio male che salvare una vita, sia essa buona o malvagia sia comunque un atto nobile e pieno di significato.- Gli disse guardandolo negli occhi.
- Lo sai! Ho scelto questa vita perché ho fatto un giuramento. Ho fatto un giuramento perché ho scelto questa vita.-
Sarek esitò e guardò per terra la sabbia.
- E' logico.- disse.
- Beh allora? che si fa?-
- Forse ho sbagliato a portarti qui, forse continuare a vivere mi farà sbagliare ancora e questo mi spaventa più di ogni altra cosa. Sbagliare ancora potrebbe rovinare tutta la mia corretta vita. Sapevo che sarei morto nella logica e nel massimo della esplicità dell vita di un Vulcaniano. Ora sono inseguito dalla paura. Gli Anziani del Cerchio delle Tradizioni mi hanno già dato il loro disappunto nel farti procedere attraverso il deserto fino a qui.-
Damien scrollò le spalle.
- Non ti preoccupare, una vita va vissuta anche per i suoi sbagli. E' un insegnamento. Cosa fa tutta questa gente?- e così dicicendo sarek capì che quel uomo non aveva più intenzione di parlare di altro e dunque gli rispose solenne.
- Guarda il cielo.-
Damien alzò gli occhi ed un'intensa via lattea gli apparve nel cielo.
Subito nella testa gli vennero in mente una quantità di di distanze, di luci partite anni prima, decenni, secoli prima; che Vulcano si trova più vicino al centro della galassia, per cui la via lattea è meglio visibile; che ogni vita nella galassia si muove in quello spazio per alcuni secondi, per alcuni anni, e forse per alcuni eterni cicli come un eone.
Il tempo lo aggredì e la notte passò con un giusto tempo a colmargli gli irrequieti ragionamenti.
Il tempo lo accarezzò.
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See you on Vulcan? Maybe a day!...

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Giugno 15, 2008 - 3:53 pm

Attimo.
P'Sat aveva visto le braci del fuoco consumarsi fino a diventare cenere.
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...attimo...
Era entrato uno nell'antro scavato nella roccia dicendogli che c'erano dei guerrieri nella gola.
- Avviserò gli altri.-
Non sapeva se ringraziarlo dall'averlo svegliato dal torpore che il freddo gli aveva messo dentro, oppure maledirlo per averlo svegliato dal suo stato onirico.
Si mosse per i cunicoli e prima due poi sei poi altri come lui si accalcarono verso gli sbocchi della caverne artificiali.
Come lui possenti, freddi, coperti di pelli ed armati di lame. Diverse pelli, diverse lame, diverse facce. Parevano tutti uguali.
Laggiù nella gola una nave.
Erano lungo il sentiero stavano camminando diversi guerrieri, altri tagliarono arrampicandosi, parlavano a voce alta, alcuni ridevano, altri scivolarono ed imprecarono, qualcuno li schernì. Erano almeno cinquanta, forse sessanta.
Sfrontati risalirono il pendio; con irriverenza gridarono nella stretta gola.
Sfacciati arrivarono agli ingressi con le loro armature di ferro, i guanti chiodati, e volevano passare, volevano entrare...
Ma quelli con le pelli non si mossero, anzi fecero capire che non si poteva entrare ed allora, quelli con gli stivali, con le pistole disgregatrici, risero spudorati. Li derisero.
Uno arrogante gridò di chiamare il capitano. Qualcuno ridiscese il sentiero.
Spudorati alcuni si misero a sedere ed a sghignazzare.
K'ood vide un Klingon uscire dallo sparviero e risalire il passaggio a didosso del costone.
Aveva i capelli grigi ed una veste lunga come un cappotto con termo fodera. Lo precedevano il giovane klingon che lo era andato a chiamare ed una femmina con una veste scura di lana. Lo seguiva qualcosa fatto di pelo; lo seguiva uno Kzinti.
Arrivò davanti a P'Sat e fece un passo per entrare, ma si fermò.
Con gli occhi risalì le braccia che tenenvano le lame dirette verso di loro.
Davanti a tutti un giovane klingon e gli altri giovani, inesperti sicuramente anche loro, si erano serrati con forza per non cedergli il passo.
- Chi sei tu?- ringhio il vecchio grigio in una alito di vapore.
- Sono K'ood!-
- Il tuo nome è neve fresca per me. Voui del vino di sangue? caldo?- Fece il vecchio. - oppure vorresti una battaglia qui tra fratelli? Io potrei darti una nave, un vessillo ed una battaglia con onore. Una femmina! una reggia!-
il vecchio si avvicinò di poco.- Dimmi cosa tu vuoi?-
- Tutto quello che tu mi offri lo posso conquistare con il mio onore tra le stelle.-
Il vecchio piegò il capo verso terra. Calciò la neve e serrò i pugni.
- Voglio pregare Kahless.- Il suo tono si fece calmo, triste.
- Voglio vederlo, avete il suo sangue qui! Voglio sapere dei miei figli, della mia progenie, sono morti... tutti!- il vecchio mosse qualche passo verso destra.
- Sono una famiglia senza progenie!- disse alzando gli occhi verso K'ood.
- Io sono una progenie senza famiglia.- affermò K'ood.
Il vecchio si adirò ed eruppe gridando;. Non mi importa chi sei tu!-
Si avvicinò minaccioso al volto di K'ood.
- Tu non sai chi sono iooo!- gridò.
- Tu sei un klingon! e tu seguirai le leggi dei Klingon.-
Il vecchio tremava di rabbia e piano riprese l'autocontrollo.
- Voglio con i chierici.- Disse con fermezza. -Dite che il capitano...-
Ma il vecchio venne interrotto.
Il Chierico era comparso tra quelli con le pelli. Pure egli ne indossava e parevano vecchie e lise.
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Delegato nel settore di Archanis: K'nera dei Mokara[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Goroth il Chierico
- Voi siete K'nera dei Mokara, delegato nel settore di Archanis.-
Il vecchio grigio posò lo sguardo sul chierico:- E tu chi sei?- domandò.
- Un servo di Klingon per prima cosa! mi chiamano Goroth!-
- Voglio pregare Kahless!- supplicò l'anziano capitano.
- Lo puoi pregare in ogni momento del giorno ed in ogni luogo.-
- Ma il sangue è più forte!- insistette il centenario.
Goroth Il Chierico del tempio sulla cima innevata della montagna di Boreth lo fisso.
K'nera del Grande Clan dei Mokara non resistè all'occhiata.
- Torna nella gola. Con i tuoi uomini. Falli partire e se tu vorrai potrai restare su Boreth!- Il Chierico si voltò. Aveva detto ciò che aveva da dire e dunque ora se ne andava nel cuore della montagna. Nel cuore del luogo più sacro nell'Impero Klingon.
Il vecchio K'nera si Voltò verso i suoi uomini e bisbigliò degli ordini.
La notte scese su Boreth. fredda come non fu mai.
All'imbocco della gola Qualcuno era rimasto. Lo sparviero se n'era andato con quei arroganti guerrieri.
Un vecchio si riscaldava vicino ad una pietra. Un femmina lo coccolava e gli suggeriva nell'orecchio che se andasse da quel inospitale luogo. Uno Kzinti montava la guardia ed un Klingon di tanto in tanto faceva avvampare la pietra colpendola con la sua pistola a raggi.
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Korris la guardia armata[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
P'sat K'ood uno dei klingon in preghiera al tempio.
- Molti giorni ci vorranno prima che tu entri nel tempio.- Gli disse Goroth dal limite di quel piccolo accampamento.
Goroth era sceso con alcuni dei guerrieri solo un paio. Uno era K'ood.
- I miei figli sono morti.- disse il vecchio K'nera posando una piccola fiasca nalla neve.
- Non posso avere un clan senza figli.- ed il vecchio si alzò in piedi.
- Scegliti un altro figlio.- disse glaciale Goroth.
- Ma il sangue e sangue.-
- Puoi avevre mille figli e tutti possono morire prima di te! scegline uno che venga apregare qui per te se non sai resistere al freddo ed alle cosce calde di una femmina.-
- Allora scelgo lui!- disse il vecchio avviciandosi e barcollando ed additando uno di quelli con le pelli!
- Oppure lui!- ed indicò K'ood.
- No!- Tuonò Goroth.
- Sceglierò io per te!-
- D'accordo! mi sta bene.-
E K'nera accettò la scelta del Chierico Goroth ed estrasse il pugnale del suo nuovo figlio dalla sua cintura si tagliò la mano e così fece con quella del guerriero ed infine disse a colui che era stata la sua scorta posando la mano palmo conto palmo e stringendo forte:
- Ora tu sei il mio figlio. Sangue del mio sangue! Korris!.
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L'emlema dell'Impero Klingon rappresenta la sua filosofia. La Forza, il Dovere, il Sacrificio e l'Onore.

Il Vecchio K'nera se ne andò e su Boreth rimase Korris con le sue lame. Non poteva andare nel tempio e dunque scese oltre la gola e passò molto tempo prima che P'sat K'ood lo rivedesse e lo riconoscesse coperto di pelli prono davanti all'immagine di Khaless L'indimenticabile.
Il tempo passò.
Il tempo li modellò.

See you... in a point of light!

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8
Giugno 21, 2008 - 9:56 am

Qo'nos.

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Il secondo pianeta del sistema di Klingon. Quadrante Beta. Coordinate -321.5, 48.6, -87.9.
Nel 2293 la luna di Qo'nos, Praxis, fu scossa da una violenta esplosione.
Migliaia di tonnelate di particelle, pietre, macigni, si disintegrarono e vennero scagliate nel sitstema.
La forza di attrazione di Kronos tratenne a sé un'infinità di detriti i quali si disposero in orbita attorno al pianeta capitale dell'Impero.
Molti furono gli asteroidi che caddero sulla superficie producendo innumerevoli terremoti e cataclismi.
Si creò una coltre sopra i cieli del pianeta oscurando il sole.
Inoltre una grossa quantità di detriti si sparse per tutto il sistema formato da cinque pianeti.

Con solo il 15 per cento di acqua il pianeta di Klingon cambiò fisicamente e climaticamente.
Dissero che entro cinquant'anni la casa dei Klingon sarebbe diventata un pianeta morto.

Forse si sbagliavano di poco.
Oggi è il 2264.
K'mpec e da anni che governa, il regnante più longevo, ed ha stabilito una displina ferrea tra le schiere dei suoi soldati.

E mentre le ombre si allungano alcuni membri dell'equipaggio della U.S.S. Icarus, su una chiatta volante, sotto un cielo di piombo dove boati lontani indicano tempeste in arrivo, si diriggono verso il palazzo dell'alto consiglio.

I klingon, alti e massicci, avvolti in pesanti mantelli sopportano la sferzante pioggia senza dire una parola. Senza dire alcunché, senza nemmeno guardarli per un attimo negli occhi.
Ognuno di loro guarda il panorama come rapito da un sogno nascosto da vapori di nebbia e foschie come a ricordare che un tempo forse quell'aria era tersa e pulita e da lì, lì sopra a quella rotaia magnetica un tempo forse si potevano vedere altre cose come gli angoli della Casa dell'Opera, la Torre del Consiglio, il Palazzo della Guerra, e le distese lontane a sud-ovest e le creste della Montagna dei Ghiacci a nord-est, perché la città venne costruita sui picchi di roccia di alte montagne per difendersi nei castelli dalle bestie feroci.

I tempi passarono.

Ognuno di loro tace in meditazione davanti all'equipaggio della Icarus.

Anche P'sat Ko'od scruta i vortici della foschia e la pioggia lo battezza e lo raffredda mentre la preghiera a Khaless gli ronza nel cervello, e lo ringrazia di essere tornato a posare piede suoi luoghi sacri della vita.
"... sia di me la volontà dei miei fratelli e del mio signore, cara agli altri dei che socchiudono gli occhi nelle stelle ed aspettano che i loro figli ritornino dal ghiaccio eterno..."

Vengono scortati nelle sale buie del palazzo dell'Imperatore, torce arcane sulle pareti illuminano le ombre ed i loro passi, Klingon con lunghe lance passano loro vicino, e nessun riscaldamento tra queste buie aule. Solo il rumore di scarponi chiodati.

All'alba... dicono... dovranno aspettare l'alba...
Qualcuno sospetta come prigionieri ed altri come animali allo zoo...
all'alba... saprete... hanno detto così.

[size=+1] To be continued...[/size]

See you on the next stage!

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9
Giugno 28, 2008 - 11:20 am

Konmel.
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Konmel il temerario.
Konmel stava bevendo e stava ridendo mentre dava da bere ai suoi guerrieri. Alcuni erano morti, altri feriti, qualcuno era stato preso.
Non lo avrebbero tradito. La loro gloria era stata quella di poter morire e vivere sulle ali della gloria con le fiamme che correvano nelle gambe, nelle viscere, nella gola, nelle braccia, nel cuore.
Le ali erano lì. Voraci, dentro di sé.
Erano state aperte.
Ora la prossima mossa sarebbe stata una battaglia.
La nave era pronta al decollo, ma ancora del sangue sarebbe stato versato: Qo'nos era il pianeta del sangue!
Guardò il giovane Kunivas, un prode che aveva ucciso uno della Federazione con la divisa azzurra mentre cercava di scappare.
Alzò il boccale verso di lui e lo lodò e ingollò d'un fiato il vino amaro e dolce e caldo.
Qo'nos era il pianeta del sangue!
- Schiavo!- finitò di trangugiare urlò.
- Portami da bere!-

Questi sono i viaggi della sconosciuta astronave della Flotta Stellare, la U.S.S. Icarus per arrivare là dove nessuno ha avuto il coraggio di guardare!
Nell'Impero più grande della storia galattica gli eroi vengono spesso decantati per le loro gesta e così sopravvivono al grande giudice, il quale è il tempo; in questo modo essi hanno le ali della gloria e con esse volano immortali attraverso le decadi, i secoli, i millenni, gli eoni, poichè il potere dei morti non deve essere assoluto solo in quanto defunti, ma la loro vita spiegherà la loro morte e la loro vita eterna.

[size=+1]

The Flight of the Icarus!
La seconda scheggia del Doppio Episodio
"THE SUNSHINE"
"Lame nel buio."
[/size]

Si era sentito solo il rumore dei loro passi, poi avevano estratto le loro armi e Terai, Yorik Terai di Betazed già sapeva, già l'aveva capito ancor prima che vedesse le lame scintillare lungo i loro fianchi. Erano venuti per farli fuori...
Le guardie che lo scortavano iniziarono a gridare, a dare l'allarme e si disposero attorno a lui ed agli altri della Icarus in difesa.
Lui lo sapeva, quella era una brutta sensazione!
Alle loro spalle un altro manipolo di Klingon li attaccò.
Egli si gettò a terra e cercò di guadagnare una via di fuga strisciando gattoni.
Lebeleb gli disse qualcosa.
Qualcosa lo colpì ad una gamba.
Qulacosa bruciava sentiva l'odore del bruciato.
Sentì il dolore lancinante.
Si sbagliava.
Qualcuno gridava in klingon:- Ammazzalo!-
Qualcuno disse:- Trova Nerat! -
Infine raggiunse la parete e su quella si sentì inchiodato per il petto da un klingon urlante.
Sentì la puntura tra le costole sul lato sinistro, ma poco dolore.
Avvertì invece un calore che gli si diffuse in tutto il corpo e la sensazione di paura svanì.
Chiuse gli occhi con la consapevolezza che quella poteva essere l'ultima volta. Non rivide in attimo tutta la sua vita. No! Non la rivide. Era solo una storia, una voce messa in giro da qualche ignorante.

In tutto il palazzo si diede l'allarme.
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Gholo dei Mokara
Gholo stava facendo uno spuntino quando gli il figlio di K'nera gli passò davanti. Provò a fermarlo.
-Dove vai? Fermati!- gridò gettando con disgusto il cibo a terra.
Disgusto per la sua gola che lo stava ingrassando.
Il Klingon si fermò.
Gholo vide gli occhi da assassino e si preparò ad estrarre la mek'leth ed ad ucciderlo se neccessario, ma poi quegli occhi lo dominarono come faceva una fiera con la sua preda, prima di colpirlo a morte, prima di divorarlo e Gholo voleva vivere, voleva mangiare una fetta Roked al sangue. La sua mano si staccò dal fianco ben lontana dall'elsa nel fodero sotto la cappa di broccati e la fiera, il figlio bastardo, passò con il suo servo peloso.
- Una brutta giornata!- si disse Gholo calciando il roked a terra e dunque pigiò alcuni tasti nascosti sotto la sua ampia manica e mandò un segnale a Kl'aimh.
Gli venne voglia di sputare.
Era un campione dello sputo.
Lo fece.
Si compiaque di aver scagliato il grumo ad almeno cinque metri.
Difficilmente qualcuno lo avrebbe battuto.

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Daeve. Capitano della Guardia dei Lancieri
Daeve sorvegliava i feriti della Federazione.
il capitano Andoriano era morto. L'alto consiglio avrebbe scatenato i fulmini dello sto'vokor per acciuffare i responsabili dei Mokara. Tutta la tribù era oramai spacciata. Loro figlio aveva le ore contate ed il clan sarebbe stato cacciato come fosse un targ nella giungla di pietra. Questo umano che gli parlava gli chiese di mettersi in contatto con la nave. Gli pareva un bambino, biondo, di una delicatezza nel volto e nel corpo che avrebbe potuto frantumare in un attimo. Era l'unico ad essere uscito illeso dallo scontro. Cercò di farlo parlare cercando di essergli amico, ma non ottenne granché anzi nulla. I klingon ridevano di quei corpi deboli e li minacciavano di tagliarli a fette. Che popolo di pappemolli era la Federazione.

Korris colpì forte la femmina.
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La nobile Kl'aim
- Sei una sgualdrina!- disse con biasimo osservando le labbra spaccate.
- Vendi il tuo corpo per quel grasso del cancelliere e gli curi anche il piede.-
La femmina non badò alle labbra che sanguinavano. Aveva estratto un d'k tahg dalla veste leggera.
- Il piede di K'mpec non ha niente che non abbia il tuo. E' sano e più forte di te. Più intelligente.- gli disse lei indietreggiando ed agitando la lama nell'aria vuota.
- Tu sei la donna di K'nera!- le gridò adittandole l'indice.
- Non lo sono più! Ora sono la favorita del cancelliere. Niente conta per una femmina klingon, niente è di più!-
- Ma non vedi cosa sta succedendo?- insistette lui.
- Klingon sta diventando un luogo senga anima, senza lo spirito dei guerrieri dei nostri avi. Se loro fossero qui sputerebbero nei nostri occhi per poi schiacciarci come uova di gorn! K'mpec che scoreggia su quel trono eccelso, chiacchera con modi effeminati con quelli della Federazione anzichè scacciarli e dedellarli come una si fa con le piattole.-
- K'mpec è il sovrano più longevo che abbia avuto Kling'zai dalla scomparsa di Kahless l'indimenticabile.- Gli osservò lei.
La guardò negli occhi pronto a divorarla per sempre, immaginava già la sua gola soffocare sotto la sua mano d'acciaio.
- Porrò fine a quella lunga e disgustosa vita.-
Detto ciò si girò ed uscì dalla camera.
Klaim diede uno sguardo agli occhi della fiera e indicando col capo verso la porta appena varcata da Korris ordinò:- Vai con lui e se serve dagli una morte onorevole; da Klingon.-
L'enorme bestia pelosa uscì dalla stanza.

Il temporale sulla città capitale continuò ancora ed inutilmente cercò di lavare il sangue...
Qo'nos era... è il pianeta del sangue!

Fine della sessione di gioco...

(. Apro una parentesi per chi si aspetta di trovarsi dei klingon tutti d'un pezzo come siamo stati alla fine abituati negli episodi finali delle varie serie di Star Trek, talmente buoni da quasi poter far i miracoli. Siamo nel 2634 durante la prima serie di Next Generation. Volevo dire che 200 anni di guerre con la Federazione non cancellerano tanto facilmente rancori ed odi e tantomeno il viaggio di quel popolo verso l'antica tradizione sarà ancora lungo e difficile. Una "Generation" non è sufficiente.
Nessuno vuole riabilitare un Klingon. Io no. Kirk li odiava, e se ri/vedete "Alla ricerca di Spok" oppure "L'ultima Frontiera" capirete perché. Chiudo la parantesi. ).

[b][i]SEE YOU DAMNED KLINGON![/B][/I]

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10
Luglio 1, 2008 - 9:44 pm

Il dottor Zilu sbadigliò.
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Il dottor Zilu ama scherzare.
Il dottor Zilu era stanco di sentire i lamenti dei guerrieri Klingon. Dicevano che dovevano alzarsi, che dovevano fare il loro lavoro, che dovevano, continuare e riscattarsi contro quelli che li avevano assaliti.
Pensò di ammazzarli tutti.
Si grattò i capelli grigi e spostò alcune piccole trecce che stavano di traverso sulla faccia.
Tutti chiedevano di avere degli anti-dolorifici e di tornare a combattere.
Sorrise a tutti loro.
Non volevano essere nemmeno curati pur di tornare al loro posto.
Sopprimerli forse era l'unica soluzione.
Per i loro sbagli.
Preferivano continuare a sanguinare ed aspettare che le ferite si rimarginassero da sole.
Colpì duramente nelle ferite alcuni di loro e li schernì adducendo che erano solo dei petaQ.
- Il dottore umano ed i koruts con lui stanno già migliorando e voi non potete fare nulla contro la morte.-
Li avevano separati da quelli della Federazione.
- Altri, più degni di voi, ora fanno il vostro obbligo!-
Tornò alle cartelle elettroniche, ma quelli continuarono a gridare ed agitarsi.
Diede allora una piccola informazione.
- State zitti e rimettettevi in forze, alcuni sono stati catturati e presto saranno interrogati. Volete essere tra quelli che li interrogheranno? o no? Vedo che ci capiamo! Bene!-
Comprese che si stavano convincendo e sorrise insieme a loro. Un ghigno in realtà.
In parlottare scemò e sorrise ancora questa volta con sincerità. Era da molto tempo che nemmeno lui assisteva ad un interrogatorio. I prigionieri non avevano diritto di essere curati, ma li avrebbe tenuti in vita il più possibile.
Sarebbero guariti tutti tranne i morti.
Lo preoccupò il pensiero di quel mollusco pallido in coma. Non era umano. Non sapeva nemmeno che specie fosse. Si chiese se forse il coma era dovuto ad un suo errore e poi si accorse che un Klingon era dietro di lui.
Si voltò lentamente.
Lo guardò.
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Dinghat.
Era il più grave, ferita al ventre, al petto, alla testa, tagli alle braccia ed una era fasciata al suo corpo. Di tutti quella della scorta era stato quello che aveva riportato più ferite ed aveva perso molto sangue, ma la sua rabbia gli stava ossigenando i tessuti. Forse troppo, avrebbe potuto avere uno shock da un momento all'altro.
- Cosa vuoi qoH?- disse senza esitare, forse senza pensarci bene, forse stanco di quella confusione, forse con noncuranza abbassò gli occhi e con la mano fece un gesto vago per allontanarlo.
- Torna...-
Stava per dirgli di tornare a distendersi sulla lastra d'acciaio, quando si sentì prendete per il collo.
- Dottor Zilu!- era a faccia a faccia con quello. Alto, robusto, forte e sicuramente anche fiero. Al solito, ma si ricordò che qualcuno aveva detto di averlo visto staccare un braccio ad uno degli assalitori.
- Tu mi aiuterai vero?- gli domandò quello.
- Perché?-
- Perché io non sono uno qoH e tua madre non era una con gli stivali degli ufficiali!-
Il dottor Zilu rifletté un attimo. Non doveva avere paura. Certo quel tizio non poteva fargli niente. Le guardie e gli assistenti gli si avvicinarono per aiutarlo, ma Zilu alzò la mano per fermarli. Non c'era paura nel suo gesto.
- Ti ho chiesto... perché?- domandò il dottore sentendo avvampare dentro sé una nuova forza.
- Per la dignità!- Rispose quello.
- Ne hai?- interrogò il dottore.
- Sì!-
- Perché tratti così male il tuo dottore allora?- e s'accorse che la presa s'era allentata. Ne approffitò per spostargli la mano dal collo e vi riuscì.
- Devi ascoltare gli ordini del tuo dottore.- disse sorridendo agli altri assistenti attorno.
- E tu devi darmi la cura...-
Non comprendeva bene.
-... Dottore.- Aggiunse quello facendogli percepire dell'ostilità in quella parola.
- Vedremo.- gli rispose annuendo. Non gliel'avrebbe data vinta. Non senza un valido motivo.
- Vedremo. Ora vai a sdraiarti. Arrivo tra un attimo.-
Il klingon ferito non si mosse.
Il dottor Zilu percì quanto fosse recalcitrante.
- Come ti chiami fratello.-
- Mi chiamo Dinghat e... non sono tuo fratello.-
La risposta era stata ringhiata a forza. "Fratello" non aveva funzionato. Se quel klingon avesse avuto un d'k tahg alla cintura gliel'avrebbe messo alla gola o forse direttamente nella pancia. Nel cuore... ma non ce l'aveva. Era una buona prassi disarmare i feriti.
- Bene Dinghat. Torna al tuo posto su quella lastra d'acciaio. Io devo finire il mio lavoro e poi... se avrò tempo, se i miei impegni non mi richiedono altrove verrò da te.-
Non parve che quello capisse.
- Perché vedi, tu sai dove siamo? Sai qual'é il mio compito qui? qui? nel Castello Imperiale dell'Alto Canceliere di Klingon? Lo sai?- ora lo aveva fatto ragionare. Quello si spostò indietro.
- Io le chiedo scusa dottore. Volevo solo che lei sapesse.- gli disse quello.
- Ora che lo sai, aspetterò.- Si voltò ed andò a sedersi su una piastra. Infine gli aveva dato del tu e quello pure. Colpa sua.
Il dottor Zilù sorrise di nuovo e terminò le notifiche e le diagnosi e le terapie e tutto ciò che aveva da fare.
Tossì ed i suoi assistenti lo guardarono e lui tossì ancora, indicando la porta della sua stanza e vi andò.
Vi rimase un po'.
Pregustò qualcosa e si preparò le armi sotto la mantella chiara e si lisciò i baffi ancora neri.
Quando ritornò nella stanza gli assistenti erano scomparsi e le guardie erano uscite.
Erano rimasti solo i feriti.
Il dottor Zilu sorrise.
Sorrise sotto i baffi.

See you Dear Doctor...

Alcuni termini del vocabolario Klingon utilizzati dal Caro Dottor Zilu.
petaQ: indica un individuo debole senza lo spirito del guerriero in sé; un equivalente terrestre sarebbe donniciola, debole come una femminuccia oppure uno che si lagna anche per un niente; frignone.
koruts: un termine dispregiativo Klingon.
qoh: scemo.

Fate attenzione. Stanno arrivando.

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Luglio 16, 2008 - 5:33 pm

Somewhere in the future...

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Harman Ardis...
Si ricordava la sera che sua madre gli aveva regalato un cappotto doppiopetto con il bavero largo, l'aveva messo poche volte, solo quando arrivava il vento con la pioggia, dopo il periodo della siccità.
Gli piaceva quel cappotto; gli dava l'aspetto, od almeno lo dava secondo lui, che avevano i capitani delle navi terrestri che si avventuravano in esplorazione sugli sconfinati oceani.

- E' cominciato tutto qui!- disse una voce al suo fianco.
Era l'amico di sempre. Come chiamarlo altrimenti.
Stava piovendo ed il vento soffiava a raffiche a momenti molto violente.
L'amico di sempre.
Yorick c'era dagli inizi.
Ancor prima che immaginassero cosa sarebbe successo a Qo'nos, Yorik era salito sulla Icarus, con le idee confuse come le sue. Erano ragazzi. Era quindici anni fa.
La cicatrice rossa sulla faccia di Yorik gli alzava il labbro superiore e gli rendeva un occhio grigio, vacuo.
- Locutus è diventato molto forte!-
Yorik gli si avvicinò ed il ricordo del cappotto da capitano di mare sparì riportandolo alla realtà ed alla profonda buca che aveva davanti. Erano scampati qui per oppurtunità e la città della colonia di New Providence era scomparsa da quindici anni anch'essa.
Yorick continuò.
- Se non fosse stato per gli esperimenti del dottor Kendo condotti su Portal esisterebbe ancora quella maledetta collettività.-
Anche Kendo era scomparso. Morto. Come erano morti tutti. Cercò di ricordarsi della "bella" Icarus quando l'equipaggio rideva, quando era sceso su Rutia IV e Kane gli aveva presentato Sonja. Al comandante Nerat, sempre pronto per il da farsi. A Kood e si sentì maledire quell'intera razza.
- Gli ultimi stanno per imbarcarsi. Oramai è tutto pronto.-
Yorick parlava.
Non ne aveva bisogno poichè la sua mente era divenuta talmente potente da leggerlo come un libro aperto.
- So che sarai l'ultimo ad andartene assieme a Portal. E' cambiato molto anche lui ed ora non riesco più a leggere i suoi pensieri...-
Ardis capì che Yorick sapeva.
- Ora vado. E' il mio turno e se questa è l'ultima speranza, beh... allora spero tu riesca. Io farò la mia parte.-
e detto questo discese nella pioggia e nel vento.
Harman Ardis...
Sentì la sferzata sull'impermeabile di pelle sintetica nera e si grattò il prurito che gli dava lo zigomo d'acciaio all'attaccatura della tempia. Rigetto.

Anywhere in future...

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Luglio 16, 2008 - 6:30 pm

... and now...

Ka...' o
C'erano poche luci.
Kain' o.
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Gli parve di sentirlo. Qualcuno aveva detto:- Kain' o!-
Qualcuno l'aveva appena ripetuto.
Sentì che veniva afferrato. Un klingon gli si era sdraiato sopra e gli chiese:
- Sei tu Kain'o?-
- E tu chi sei?- gli rispose Russel Brendan Kane.
- Siete tutti uguali con questi pigiami!- bofonchiò il klingon appoggiandogli una mano sul petto.
Kane si ricordò di essere nell'infermeria dei Klingon, steso su una fredda lastra d'acciaio.
Ci dovevano essere i suoi compagni, e pure le guardie armate.
Il klingon lo artigliò alla collottola e Kane lo colpì con il taglio della mano aperta alla gola. Il Klingon barcollò, ma altre mani lo presero, forti e troppe alle gambe, alle braccia. Anche la testa gli immobilizzarono.
- Vigliacchi!- urlò dimenandosi.
Erano troppi, almeno otto. Otto Klingon.
Il primo klingon gli apparve di nuovo.
Erano faccia a faccia.
- Kain' o!- bisbigliò lo scuro Klingon con un sorriso sghembo.
Poi tra i loro volti apparve una lama doppia.
- Finalmente. Ora saprò riconoscerti.- aggiunse.
- Chi sei? Cosa vuoi?- Chiese Kane sentendo le ferite riaprirsi.
- Il mio nome è Dinghat e...- La lama passò vicino all'occhio di Kane; -... e voglio te!-
Kane non comprese.
- Non ti conosco nel buio, anche voi sembrate tutti uguali.- Provò a scalciare, senza riuscirci.
- Ora mi riconoscerai...-
Kane vide la lama poggiarsi sulla fronte del klingon e scivolare a lato dell'arcata del ciglio lungo la guancia. Il sangue uscì.
- ed io riconoscerò te!- aggiunse l'assalitore klingon.
Kane sentì la lama poggiarsi sulla sua fronte, sentì il taglio scendergli lungo la sopraciglia, sentì il filo sulla guancia scendere fino alla mandibola.
Fu allora che l'ufficiale tattico della Icarus comprese.
Il passato non si dimentica.
Il passato era tornato.
Si chiamava Dinghat.
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E questo Dinghat lo voleva.

Ora anche Kane lo voleva.
- E lo chiamano l'onore dei Klingon?- riuscì a dire mentre qualcosa lo addormentava.
Il sangue scese lungo il collo, dietro la nuca ed alcune gocce caddero sulla fredda lastra d'acciaio.

Il sangue è come l'acciaio.

See you... blood honoured.

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Luglio 16, 2008 - 7:06 pm

A palazzo.
Nella sala dell'alto cancelliere Km'pec si discute...

- E' Koloth. Altissimo.-
- Koloth? qui?-
un dubbio...
- Per la miseria! L'avevo mandato lontano sulle ali di una nave mediocre.-
- Non quel Koloth! Altissimo.-
- Chi dunque?-
un sollievo ed una curiosità...
- Koloth dei Mokara.-
- Dei Mokara?-
della perplessità...
- Sì! Questo Koloth è giovane. Altissimo.-
- Solo una stupida femmina può aver dato un nome come quello al proprio figlio. Koloth avrebbe già distrutto questo impero con le sue ambizioni personali. Forse innamorata.-
un pensiero a voce alta, da evitare in futuro...
- Questo Koloth ha scortato la nave federale Icarus.-
- Bene! Voglio conoscerlo.-
una soddisfazzione da togliersi...
- Sarà organizzato.-
- Voglio sapere tutto di lui. Di Koloth il giovane. Di sua madre e soprattutto di suo padre. Sarà divertente vedere se gli assomiglia.-
un proposito che divertirà...
- No. Altissimo. Non gli assomiglia.-
- Non comprendi Dilamc. Non comprendi.-

un sollievo infine ...
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Koloth il giovane.

Piove sulla città capitale.
La pioggia può uccidere.

See you...

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14
Luglio 27, 2008 - 2:11 pm

Koloth il giovane, aveva ucciso due degli uomini di Korris ancora su Qo'nos.
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Koloth The Young
Aveva poi inseguito le tre piccole navi che questi comandava, ed una era fuggita.
Era arrivato fino al settore di Archanis.
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La V'lank fa parte della Flotta di Difesa Klingon
Sapeva, ne era sicuro che qualcuno lo stava aiutando.
Korris sapeva sempre in anticipo cosa gli sarebbe arrivato addosso e dunque si preparava.
Koloth aveva avuto notizia della navicella ed aveva iniziato subito la caccia, ma si trovò contro una nave più grossa, molto simile a lla sua.
Lo scontrò durò alcuni minuti, e l'abilità di Koloth fu decisiva.
Abbordaronoo la nave. Arrivarono in plancia ed incontrarono resistenza, ma di Korris non c'era traccia. nemmeno il suo secondo di nome Kommel era presente.
Si ritrovò ad affrontare uno Kzinti, di cui Gholo gli aveva parlato. Lo neutralizzò, ma non lo uccise.
Korris era scampato ancora una volta. Solo qualcuno vicino al Comandante K'nera poteva essere in grado di informarlo, forse lo stesso K'nera lo avvisava.
Da una parte diceva a Koloth di scovarlo e catturarlo e probabilmente essendo suo figlio adottivo K'nera lo proteggeva.
Koloth lo inseguì ancora.
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Il Capitano Korris. [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Il secondo ufficiale Konmel.
Korris si dirigeva verso il confine con la Federazione.
Avendo ucciso un capitano della federazione stessa forse aveva l'intenzione di condurre qualche assalto lungo la frontiera federale. Con ogni probalità voleva una guerra e per questo Koloth iniziò a porsi molte domande.
Poi K'nera stesso si unì alla caccia.
L'ordine di K'mpec era stato molto chiaro. "Volgio la sua testa."
Infine dopo due mesi di ricerche Koloth ebbe la notizie che che un mercantile Talariano denominato Batris era stato attaccato. Decise di indagare, K'nera però era molto più vicino alle coordinate dello scontro di quanto lo fosse lui.
Koloth il giovane si chiese se K'nera ne fosse fosse a conoscenza, oppure lo ignorasse. decise di agire autonomamente senza avvisare il suo superiore.
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
K'nera capoclan dei Mokara. Il Comandante del Settore di Archanis.
Fu lo stesso K'nera ad informarlo.
Korris, Konmel, Kunivas erano morti... da Klingon.
K'nera pareva commosso.
Koloth tornò verso Qo'nos.
La nave della Federazione, la Icarus, era ancora lì e lui non era più uno dei Mokara, finche K'mpec non avrebbe deciso...
[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
K'mpec. Cancelliere dell'Alto Consiglio dell'Impero Klingon.

Koloth aveva dato ordine di cambiare rotta.
Il signore di tutti i Klingon lo stava aspettando.
Nessuno glielo aveva detto.
Nessuno glielo aveva ordinato.
Nessuno lo aveva suggerito.
Era una cosa Klingon.
Ed un Klingon sapeva.
Koloth il giovane sapeva...
... e batte le mani sulla sedia di comando...
Una volta...
Due...
tre...
Dunque...
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See you renegade Klingon on the black fleet.

Una piccola precisazione per chi ci ha seguito fino a qui.
Nella prima serie di [Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
vi è un episodio che in Italia è stato trasmesso con in titolo [color=green][size=+1] "Cuore di Klingon"[/size]
( il titolo originale era [size=+1]"Heart of glory"[/size]), se qualcuno avesse la possibilità di vederlo... scoprirà la fine che ha fatto Korris. Appaiono anche Konmel, il giovane Kunivas, e pure il comandante K'Nera. Ho tratto da lì questi personaggi chiedendomi cosa avessero potuto fare per essere braccati dall'impero Klingon e dunque immaginato una possibilità, un Background che li porta fino a quell'episodio.
Questo episodio è il primo delle nuove serie a venire in cui compaiono alcuni Klingon oltre al capo della sicurezza Worf.[/color]
Buona visione!

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Agosto 24, 2008 - 10:56 am

Somewhere behind the moon...

Il tenente Mosep Lebeleb , un Aleena esperto in scienze spaziali, stava osservando il brillamento naturale. Era oltre i parametri minimi che avevano calcolato, ma tuttavia era nelle aspettative. Il giorno era arrivato.
Cinquanta sonde erano state dislocate davanti all'astro nella direzione del pianeta; esse in grado di creare un toroide elettro magnetico che avrebbe aiutato il flusso.
Si poteva procedere.
Diede l'ordine.
Il tenente Russel Brendan Kane, umano nato su Marte, si irrigidì ed occhieggiò il Comandante Ketal Nerat.
Si poteva procedere.
Diede l'ordine.
Nerat abbassò appena il capo.
Nerat era nato su Bajor, era uno dei profughi della guerra contro i Cardassiani. Si era rifugiato nella Federazione e poi era entrato nella Flotta Stellare. Ora era il Numero Uno ed in questo momento era il più alto in grado.
Il Capitano Jarell Mjialu Myrrin di Alpha Centauri, era rimasto sul pianeta per i rilevamenti a ground zero.

[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Mosep Lebeleb[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Russel Brendan Kane[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Ketal Nerat[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Jarell Mjialu Myrrin

Spazio Klingon.
Polvere e detriti.
Un orbita bassa.
La nave stellare Icarus.
Nell'ombra del corpo celeste.
In attesa dell'attimo.
In attesa dell'evento.
Sta per iniziare.
Il brillamento.
The Sunshine...

Un mese di preparativi tra continue sfiducie ed insulti da parte dei Klingon.
I quattro siluri fotonici lanciati dall'ufficiale tattico entrano nel toroide attivo creato dalle sonde magnetiche, superano la sezione del cerchio ed impattano nel sole bruciando.
A bordo della U.S.S ICARUS non lo sanno, ma il capitano Myrrin sta raccontando il mito di Icaro all'imperatore Kmpec il quale ne percepisce un senso di gloria.
Una seconda salve viene lanciata dalla Icarus.

Il tenente JuniorGrade Harman Ardis, umano della colonia di New Providence, osserva l'esperimento sui sensori. Le radiazioni hanno un aumento dello zero zero 2 percento. Lo riferisce ad alta voce e con un occhio attento osserva il segnale della nave Klingon comandata da quel klingon con quel nome leggendario: Koloth il giovane lo chiama l'imperatore.
L'aumento delle radiazioni cresce fino allo zero zero 5 percento.
Un'altra salva attraversa la distanza.

Il guardiamarina Yorik Terai, nato su Betazed, avverte la tensione dello staff sulla plancia ed osserva il tenente K'ood; il klingon che li a portati a questo. Quel complicato guerriero è arrivato fino al cantiere del sistema terrestre a prendere la Icarus e a condurla attraverso lo spazio fino alla capitale dell'impero Klingon, Qo'nos, che si pronuncia Kronos; i suoi pensieri si spostano a quella sera che non riusciva dormire a causa di due fiori ed al fatto che non ricordasse quel nome: Kronos, il tempo, avverte tutta la speranza che è dentro un guerriero. Poi osservò il dottore.

L'unico che in realtà non appariva minimamente in apprensione era il dottor Damien Acelot Kendo, umano ma nato sulla Luna. era seduto ad una postazione ed in un certo senso si stava godendo lo spettacolo. Kendo stava registrando l'evento e quelle registrazioni un giorno sarebbero state molto importanti.
Il dottor Kendo, aveva detto che il coma nel quale era ricaduto il guardiamarina Terai era alquanto insolito, ed in nessun trattato betazoide si facevano riferimenti a casi del genere. Un coma con un'elevata attività cerebrale.

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Harman Ardis[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Yorik Terai[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]
Damien Acelot Kendo

Il tenente Y'Uriat Solom, originario di Vulcano, avvertì che la spinta di Newton era salita dello zero virgola uno percento.

Il sole brilla.

I valori di radiazione aumentano del 03 percento.
Un altro lancio ed un altro ancora, il sole pare aumentare di volume.
La radiazione sale ancora del 1punto2 percento.

Kood si alza in piedi mentre lo schermo scurisce le immagini per proteggerli dalla luce.
Lo spettacolo è affascinante. Kood osserva l'immagine sullo spettrografo di Lebeleb, ed i diversi colori con le diverse energie si muovono radianti dalla massa solare.

Solom l'ufficiale delle operazioni, sottolinea l'aumento di Newton sugli scudi della nave.
Lebeleb:- Sta spingendo!-
Kood osserva una delle telecamere posizionate su un ammasso di detriti che paiono ruotare su se stessi e separarsi l'uno dall'altro, i più piccoli iniziano un fuga più veloce rispetto a quelli più grandi.
Ardis comunica che la radiazione fotonica è dello 2 punto otto percento.

Yorik Terai il guardiamarina betazoide che era uscito dal coma dopo l'agguato del clan dei Mokara, ha ora un gran mal di testa, sente l'ansia dei presenti, sente i pensieri della paura e della speranza nel Klingon, il compiacimento di Nerat, lo stupore di Ardis davanti ad un fenomeno solare unico, Kendo che nonostante l'indifferenza mostrata, registra l'evento su una sua personale memory bank. E già sa che quella registrazione sarà importante.

Yorik Terai era caduto in un seconda coma apparente, con una iper attività rem a parere del dottor Kendo.
Ardis comunica di aver rilevato delle emissioni di energia dalla Luna di Praxis.

Nerat ne vuole sapere di più e con aria interrogativa guarda K'ood, il klingon, il quale si posizione accanto ad Ardis per osservare gli schermi che cominciano ad essergli familiari.
Entrambi, Ardis il piccolo colono di New Providence e K'ood il grande guerriero di Klingon, osservano una grossa esplosione scaturire dalle viscere della luna fino ad eruttare per tre chilometri oltre la superficie.

Kane lancia un'altra scarica di siluri fotonici.
Ardis dice dell'esplosione e ne rileva altre più piccole nel sottosuolo di Praxis.

La nave, la Icarus pare avvicinarsi a Praxis, ma è solo un 'illusione ottica.
-E' la luna a muoversi!- dice Kendo. Lebeleb conferma.
Aumento della spinta pronuncia Solom, gli scudi calano del 10 percento.
L’esplosione pare attenuarsi ed invece è solo l’inizio.
La luna si spacca come una noce e poi in tre minuti precipita sul Pianeta capitale dell’impero Klingon. Qo'nos.

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La luna di Praxis cade al suolo di Kronos ed il dio tempo fugge lontano, mentre Ardis sente le voci dei klingon che muoiono. Tutte insieme gridano il tradimento ed urlano con le armi in mano, reclamano la vendetta per la loro morte.

Una nave Klingon, la V’lank, insegue la Icarus nel diritto alla vendetta.

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Fine dell'episodio.

SEE YOU SPACE SURVIVOR

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Settembre 7, 2008 - 9:57 pm

Lo strano epilogo di "THE SUNSHINE"

Da qualche parte nel tempo-

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Ardis, faccia di ferro, chiuse il tettuccio del piccolo caccia che nel tempo, un tempo che gli parreva infinito, aveva costruito.

Sapeva dove tutto era successo.
Il pianeta dei Klingon era stato distrutto durante un brillamento solare artificiale pianificato dai "creatori di mondi" di Alpha Centauri.
Ma qualcosa era andato storto.
Su Praxis, la luna maledetta di Klingon, c'erano state delle esplosioni che in un breve attimo avevano fatto collassare il satellite dalla sua obrita facendolo precipitare giù. Sempre più giù.
La Icarus aveva fallito il suo esperimento.
E la Luna di Praxis ed il suo dio: il pianeta capitale del più vasto impero della galassia era stato ridotto a frammenti. Uno stupido bracciale di detriti sparsi nell'orbita attorno al sole dei guerrieri.

La pioggia scorsciò sui vetri.
I display si illuminarono e le procedure di decollo erano iniziate.
La flotta di ribelli alla collettività si sarebbe scagliata contro l'armata distruttrice.

Ma Ardis, ex Sottotenente JuniorGrade della Flotta Stellare della Federazione dei Pianeti Uniti non avrebbe partecipato.

L'idea gliel'aveva data Yorick.
L'amico dopo il disastro della guerra Klingon-Federale.
L'amico delle difese inutili contro i Borg.
L'amico di una vita ritrovata.

Gli era sfuggita una frase lasciata laggiù in qualche maniera riguardo su un dio del tempo che si chiamava Kronos.
Crono.
Cronologia.
Il discorso del tempo.

Allora iniziò a capire cosa fare.
Strappare le pagine del tempo finora scritte ed andare laggiù dal suo amico e dirgli di fermare tutto. Di interrompere.

L'amico.
L'aveva salutato sulla cima della collina di New Providence.
I suoi genitori erano stati fagocitati da quegli esseri biomeccanici e non li aveva più visti e nemmeno sentiti nella comunità.
Ora non avrebbe più rivisto nessuno perchè avrebbe strappato anche sè stesso dall'ordine delle cose.

Il tempo scorre a velocità differenti.
Se vai ad una velocità maggiore arriverai lontano in luogo alla fine di un cerchio nel quale troverai invecchiato il prossimo mentre sarai ancora giovane e forte. E se volessi tornare per dirti di non partire dovrei viaggiare ad una velocità talmente elevata da essere oltre i battiti di attimi, ed in realtà una velocità relativa molto poco dissimile dalla tua, ma con un vento negativo di riduzione di massa, di muscoli e carne, di aria, di vita.

L'ultimo tuono nell'atmosfera fece oscillare il caccia del Comandante Harman Ardis.
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- Buona Fortuna Amico Mio!- disse la voce della radio del casco.
- Grazie Yorik!- Ardis sorrise.
- Tu..- fece per dire.
- Sì! da tempo!- gli rispose il betazoide.
Furono il silenzio come sciami di lucciole salite dal bosco sferico verso il mare delle stelle.

La battaglia forse sarebbe stata vittoriosa, ma per Ardis, Supremo Comandante della flotta delle forze ribelli, non ci sarebbe stata alcuna ultima epica battaglia.

Spinse la cloche a sinistra.
- Addio Amico Mio!- sentì mentre accelerando impostava la rotta verso il sistema di Qo'nos.
Non era una voce nella radio, ma nella sua testa.

Il caccia arrivo a velocità di curvatura e poi fu un secondo lungo quindici anni all'indietro a velocità trans-warp, oltre le barriere del discorso, del dio, del tempo.

Le strumentazioni rivelarono le alterazioni delle orbite e l'incrocio di diverse macchie solari quantiche e cronometriche, e fu tutt'uno con una luce azzurra, quasi morta nel crepuscolo e perse sensibilità all'essere vivo, in nessun battito, in nessun respiro egli sentì solo l'amico più giovane dormire, mentre il vortice temporale lo risucchiava ancora più indietro.
Yorick si svegliò.

[color=blue]Somehwere in time-
Già! deve essere prorpio andata così! cercò di autoconvincersi [color=blue]Yorik che più nemmeno sentiva le parole, ma egli aveva percepito quella minaccia attaraverso gli occhi di Kood, anzì nò! L'aveva percepita pure ieri sera guardando nello specchio la propria immagine ed ora l'aveva sentita attenuarsi con calma, come se la voce uscita dal gorgo ricadesse nella sua voragine.

Non sarebbe finita bene.[/color]
Yorik Terai aveva un brutto presentimento.

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Il guardiamarina Yorik Terai

See... all of you... fly through... the dark... whirlwind...

Ed infatti fu così.
Egli, Harman Ardis li vide tutti per un tempo breve sul suo cronometro, ma abbastanza per loro e per lui.
Si concentrò come Yorick gli aveva detto di fare.
Quante volte erano stati in contatto mentale, prima come automi nella collettività e poi quando Yorik iniziò a filtrare tutti i richiami che arrivavano dall'inconscio.
Harman non sapeva da quanto tempo Yorick l'aveva scoperto, ma sapeva che Yorick aveva la capacità di sentirlo e pensò a sé e si sentì quel ragazzo silenzioso sulla plancia. Chissà cosa avrebbe pensato a vederlo adesso nel vortice oppure sotto la pioggia con la sua faccia di latta... quel ragazzo era ancora un niente.
Ardis era in plancia a guardare la sedia vuota del capitano e si ricordò di un cappotto.
Harman Ardis...[Permesso negato per la visualizzazione di questa immagine]

Si ricordava la sera che sua madre gli aveva regalato un cappotto doppiopetto con il bavero largo, l'aveva messo poche volte, solo quando arrivava il vento con la pioggia, dopo il periodo della siccità.
Gli piaceva quel cappotto; gli dava l'aspetto, od almeno lo dava secondo lui, che avevano i capitani delle navi terrestri che si avventuravano in esplorazione sugli sconfinati oceani.

Il Comandante Harman Ardis s'accorse d'essere arrivato in "tempo"... cioè... Al momento giusto.

Sentì il cuore stringersi.
Eccoli laggiù!
Erano lì.
C'era il goffo Lebeleb, la furiosa Bajoriana Elin, l'imbronciato Ko'od, il ciglio di Kane con la cicatrice di quel Klingon, e Nerat con l'orecchino che truce, il Capitano Myrrin.
C'erano Solom, Vargas, Deega, accidenti c'era anche quello svampito di Parker, la bella Chiss, Lorik, e pure Melko, e quello anche come si chiamava quello denobulano... non lo ricorda.
Ed ecco Kendo.
Si ricorda di come si sacrificò per salvarlo assieme a Portal. Si fece saltare in aria con tutto il laboratorio. Pazzo Lunatico.
Non aveva più condotti lacrimali ed il cuore sintetico ripristinò velocemente le pulsazioni.

Poi lo vide era Yorik Terai, il giovane guardiamarina di belle speranze.
Lo sfiorò con un pensiero.
I fiori divennero due. si chiese come mai.
Lo salvò dalla morte quando i Klingon li attaccarono nel palazzo di Kmpec.

Qualcosa lo colpì ad una gamba.
Qulacosa bruciava sentiva l'odore del bruciato.
Sentì il dolore lancinante.
Si sbagliava.
Qualcuno gridava in klingon:- Ammazzalo!-
Qualcuno disse:- Trova Nerat! -
Infine raggiunse la parete e su quella si sentì inchiodato per il petto da un klingon urlante.
Sentì la puntura tra le costole sul lato sinistro, ma poco dolore.
Avvertì invece un calore che gli si diffuse in tutto il corpo e la sensazione di paura svanì.
Chiuse gli occhi con la consapevolezza che quella poteva essere l'ultima volta. Non rivide in attimo tutta la sua vita. No! Non la rivide. Era solo una storia, una voce messa in giro da qualche ignorante.
In tutto il palazzo si diede l'allarme.

... e nei sogni del coma gli parlò del futuro per ore ed ore.
Gli parlo del mondo a venire gli racconto la fiaba di un grande male che nasceva del quadrante delta e che aveva già allertato l'impero cui apparteneva Portal.
Apparteneva... si soffermò. Il suo passato ormai non esisteva più.
Non esisteva più.
Era in ogni luogo.
Daperttutto.
Ovunque.
... e fu il vortice del tempo a chiuderlo nello spazio come se fosse un suo dio.
In ultimo aveva chiuso il discorso.
Kronos.

Il comandante Harman Ardis scomparve per sempre.
Aveva percorso il cerchio ed ora l'aveva dimenticato o forse non era mai esistito.
Era finito.

[size=+1]The End.[/size]

Termina così un'avventura che ha sfiorato l'impossibile a causa di assenze e diserzioni o ritardi...
A parte gli scherzi l'avventura non era facile e la mancanza di giocatori un giorno e degli altri la volta successiva ha fatto si che ci fossero un sacco di flashback che i giocatori non potevano seguire proprio a causa della loro non presenza. Piccoli numerosi flash che sono stati il più delle volte ignorati per via della ragion di logica.
Forse vi starete ancora chiedendo se la Icarus è infine riuscita a portare un cielo più terso alla capitale dell'Impero.
Beh! secondo voi? con un nome come quello? e poi non parliamo di che fine fece il mito... si bruciò.
Già tutte le cose fatte a fin di bene...
...ogni cosa fatta bene finisce bene.

Metto qui un annuncio molto piccolo e solo per selezionate personalità.
Attendo Massimiliano e Vincenzo per una mini avventura da decidere quando giocare nello scorrere degli eventi fino al giorno dello Sunshine, che forse spiegherà altri retroscena della corte del cancelliere K'mpec.

Scorrono...
... i titoli di coda...

Tenente P'Sat K'Ood è Vincenzo Russo
Sottotenente Harman Ardis è Roverto Srelz
Dottor Damien Acelot Kendo è Dario Galegatti
Tenente Russel Brendan Kane è Massimiliano Pribaz
Numero Uno Ketal Nerat è Raffaele Buonpensiero

[font=calligraph421 bt][size=+1]SEE YOU SOON DEEP SPACER[/font][/size]
P.S. non fidarsi mai di un Klingon!

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